La cultura politica: i binari del costruire – Presentazione

Lezione

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Corso Interdisciplinare di Studi su

 

“La cultura nell’odierna realtà umana”

 

3 novembre 2012

 

“La cultura politica: i binari del costruire”

 

[popover position=”top” url=”#” type=”none” title=”Posizione:” body=”Docente di Filosofia politica nell’Università di Pisa”]Prof. Raimondo Cubeddu[/popover]

 

Presentazione

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Chiunque si occupi di politica, o abbia un qualche interesse per essa, si sarà reso conto della crisi progressivamente più grave che la caratterizza fin quasi a paralizzarla. Per dirla con poche parole, la crisi della sovranità, conseguenza dell’incapacità delle frontiere politiche e culturali di controllare la diffusione delle idee e di tutto ciò che questo comporta, ha messo drammaticamente in evidenza come il ruolo della politica nel progettare, nel dirigere ed anche nell’amministrare il cambiamento, si sia progressivamente ridotto.

La politica, in breve, non riesce più a costruire nulla. Al massimo, ed in maniera sempre più onerosa e coercitiva riesce a regolare un cambiamento di cui non è né l’origine, né la forza propulsiva; ma non riesce a finalizzarlo verso obiettivi comuni alla società sulla quale avrebbe dovuto esercitare la propria sovranità.

Gli esempi possono essere tanti ed eclatanti. Basti solo pensare al numero e alle percentuali dei cittadini che si dichiarano soddisfatti (anche soltanto nel breve periodo) delle scelte fatte dai politici.

Gli errori dei politici sono ovviamente grandi e talora imperdonabili. Ma non si riuscirebbe ad avere un quadro attendibile della situazione se non si tenesse conto che un po’ tutti, politici, classe dirigente e comuni cittadini, ci attardiamo a guardare, cercare di comprendere e di valutare, problemi nuovi con strumenti concettuali del passato. Con quegli strumenti che hanno funzionato nel passato e ai quali siamo, più o meno legittimamente, legati ed affezionati.

Il fatto è che la società è cambiata in mille modi, la sua compattezza, sulla quale è comunque opportuno non esagerare, si è frantumata in mille identità al massimo complementari, ma sempre più spesso contrapposte, seguendo linee di frattura ben diverse da quelle delle culture politiche che hanno dominato fino ai primi anni novanta.

Costruire qualcosa di comune, ed affidarne il compito alla politica, è così diventato un’attività non solo difficile, sovente inutile, sicuramente sempre più onerosa da tutti i punti di vista ma, soprattutto, dal risultato incerto e comunque di breve di durata, che finisce per non accontentare quasi nessuno.

Le culture politiche intorno alle quali si identificava e si cementava una società, sia pure nelle sue varie divisioni, appaiono cosi dei residui di un passato che è pressoché inutile tentare di rivitalizzare per farne il motore di un’attività politica che si proponga la “costruzione” di una società secondo i modelli ereditati da una passato anch’esso messo in discussione e sovente respinto.

Forse in questi ultimi decenni si è chiesto troppo alla politica, forse la politica si è estesa a campi che non le competevano, forse in quest’espansionismo ha promesso più di quanto poteva realisticamente fare; di sicuro un suo ridimensionamento non sta avvenendo secondo una linea progettata, ma a caso. Lasciando vuoti che non lasciano presagirne la scomparsa, ma la sostituzione con altre, e forse inedite, forme di potere e di controllo.

E questo è ciò che oggi maggiormente preoccupa chi si occupa di filosofia politica.

Luigi Masserini

Di admin

Direttore del Centro di Studi Aziendali e Amministrativi - Cremona